Almeno un errore su "Petizione" 
 
 
Pagina creata il giorno 7 gennaio 2020. Derivata da un mio post del 23/05/2016[2]. Modificata l'8 gennaio 2020. 
 
 
Dal libro INTRODUZIONE ALL'ETICA DI SCIENTOLOGY[1], capitolo 14 "Condotta della Giustizia e Forme di Riparazione", sotto-capitolo "Petizione", pag.384: 
 
In questo sotto-capitolo si parla di come uno scientologo possa fare una petizione. 
 
Vi è una lista con 16 punti, ed il punto n.3 contiene due frasi insensate. 
Cito il suddetto punto n.3: 
 
<<3. Una petizione non può essere presentata da due o più persone 
    simultaneamente per la stessa questione e, se ciò si verifica, la 
    petizione dev'essere immediatamente respinta dalla persona a cui 
    è indirizzata. Secondo Etica, la petizione collettiva è un Crimine, 
    poiché è un tentativo di nascondere l'identità del vero richiedente. 
    Dato che la petizione non contempla alcuna punizione, una 
    petizione collettiva non è giustificata da motivi di sicurezza, va 
    quindi interpretata come un tentativo di sopraffazione e non può 
    essere considerata una petizione.>> 
 
 
Definizioni di  "petizione" 
 
Dallo Zingarelli 2008 [3]: 
 
1 Domanda, istanza, supplica. 
 
2 (dir.) Richiesta avanzata ai massimi organi dello Stato da un congruo 
numero di cittadini elettori. 
 
 
 
LE DUE FRASI INSENSATE 
 
 
LA PRIMA frase insensata è: 
 
<< Secondo Etica, la petizione collettiva è un Crimine, poiché è un tentativo 
di nascondere l'identità del vero richiedente. >> 
 
Infatti, in genere tutte o la maggior parte delle persone che firmano una petizione 
collettiva lo fanno principalmente o unicamente perché vogliono che l'obiettivo 
della petizione sia raggiunto, e non per nascondare la persona che ha dato 
inizio alla petizione. 
La cosa più importante è l'obiettivo da raggiungere. 
 
In certi casi potrebbe esserci che l'autore dell'iniziativa voglia nascondersi 
per paura di ritorsioni, ma questo in genere è un aspetto secondario o 
ininfluente per la correttezza di una petizione collettiva. 
 
Poi, per avere una certa probabilità di sapere anche il nome di colui 
o di coloro che hanno avviato la petizione, basterebbe includere la seguente 
regola: 
 
"Chi avvia la petizione collettiva deve essere indicato nella petizione 
stessa, e deve anche essere la persona o le persone che richiedono le firme 
(come approvazione della petizione) alle restanti persone del gruppo o 
dell'organizzazione.  La persona che firma per approvare la petizione deve 
verificare che chi richiede la firma sia lo stesso di chi è indicato come colui 
o coloro che hanno avviato la petizione." . 
 
Da notare che sia con la petizione collettiva che singola, l'identità della 
prima persona o delle prime persone che hanno pensato di dare avvio ad una 
petizione può comunque rimanere nascosta: 
 
Chi ha pensato di avviare la petizione può infatti fare una delle 
seguenti cose: 
 
a) Incitare (in modo evidente o nascosto) un'altra persona a presentare la 
petizione;  quest'altra persona deve essere d'accordo con l'obiettivo della 
petizione stessa quando la presenta. 
 
Oppure 
 
b) Incaricare un'altra persona di presentare la petizione;  quest'ultima 
può essere d'accordo o meno con l'obiettivo della petizione stessa. 
 
Comunque, a prescindere da chi ha avviato una petizione collettiva, l'importante 
sono gli EFFETTI REALI DI UNA SUA APPROVAZIONE. 
 
 
LA SECONDA frase insensata è: 
 
<< Dato che la petizione non contempla alcuna punizione, una petizione 
collettiva non è giustificata da motivi di sicurezza, va quindi 
interpretata come un tentativo di sopraffazione e non può essere 
considerata una petizione. >> 
 
Ci sono due concetti sbagliati. Infatti: 
 
1) Anche se ufficialmente non ci sono punizioni per chi presenta una 
petizione, potrebbero comunque nascere dei rancori da parte di chi è 
contrario, i quali potrebbero influire negativamente nei rapporti lavorativi 
e/o personali con la persona che ha presentato la petizione singola. 
Tale influenza negativa è in genere minore verso un partecipante ad 
una petizione collettiva. 
 
Quindi i motivi di sicurezza personale, a seconda dei casi possono essere 
validi. 
 
2) La petizione collettiva può in alcuni casi essere un tentativo di 
sopraffazione ingiusta verso un superiore, ma in altri casi può essere un 
metodo per non essere sopraffatti ingiustamente da un superiore, da persone 
importanti in alto nella gerarchia, ecc. 
 
Quindi non c'è un unico caso. 
 
Inoltre i partecipanti di una petizione collettiva non hanno il potere di 
attuare l'obiettivo della petizione, ma solo di CHIEDERE che venga attuato. 
Invece, le persone competenti HANNO IL POTERE se approvare o meno la petizione. 
 
Dire che la petizione collettiva <<va quindi interpretata come un tentativo 
di sopraffazione>> è sbagliato. 
 
Invece, proibire la petizione collettiva può in alcuni casi sopraffare 
il volere di un insieme di persone di un gruppo od organizzazione. 
 
 
 
UN ESEMPIO IN CUI LA PETIZIONE COLLETTIVA È GIUSTA 
 
In questo esempio, l'identità di chi ha iniziato l'azione è ininfluente. 
 
L'orario di lavoro di una certa organizzazione di Scientology va dalle 09.00 
alle 21.00. 
Una parte degli staff che abita in un comune fuori dalla città ove risiede tale 
organizzazione e che vi arriva col treno, per arrivare in orario prende la 
corsa alle 07.00, la quale arriva in città alle 07.30. 
 
Per arrivare all'organizzazione, a piedi, sono necessari altri 30 minuti (con  
l'autobus o la metropolitana non conviene). 
Quindi arrivano all'organizzazione alle 08.00 circa, e devono aspettare 
circa 1 ora per la sua apertura. 
La corsa successiva nel comune fuori città è alle 08.30, e prendendola 
arriverebbero all'organizzazione alle 09.30 circa, cioè in ritardo. 
 
Ad una persona "A" viene in mente che se si spostassero gli orari di apertura e 
chiusura di 45 minuti in avanti (cioè dalle 09.45 alle 21.45), i membri dello 
staff che abitano fuori città potrebbero prendere la corsa delle 08.30 ed 
arrivare all'organizzazione alle 09.30. 
 
Quindi l'attesa per loro si riducerebbe da un'ora a soli 15 minuti. 
La persona "A" fa un sondaggio: i membri dello staff che abitano fuori 
città sono tutti d'accordo (30 in totale), mentre quelli che abitano in città 
sono d'accordo in parte (10 su 20). 
 
Si deduce che la maggioranza dei membri, cioè 40 su 50, sono d'accordo 
con la modifica dell'orario. 
 
Allora, decide di iniziare una petizione collettiva per il cambio di orario 
e di farla firmare da tutti i membri dello staff che sono d'accordo. 
 
Poi, la persona o le persone competenti del caso, decideranno se 
approvare o no la petizione collettiva. 
 
 
 
UN ESEMPIO IN CUI PROIBIRE LA PETIZIONE COLLETTIVA È SBAGLIATO 
 
È lo stesso di quello precedente. 
 
La regola istituita da Ron Hubbard, in questo caso è peggiore almeno 
per i seguenti motivi: 
 
1) Avrebbe richiesto 40 petizioni personali, con grande spreco di tempo 
complessivo, sia per scriverle, sia per leggerle e valutarle (operazioni 
queste ultime fatte dal destinatario della petizione). 
 
2) Alcune persone d'accordo con l'iniziativa, potrebbero però non 
presentare lo stesso una petizione personale per pigrizia o per mancanza di 
tempo, rischiando di farla fallire. 
Una cosa è firmare una petizione già pronta, un'altra è scriverla da zero. 
 
3) Alcune persone d'accordo con l'iniziativa, potrebbero non presentare 
una petizione personale per paura del giudizio del destinatario della 
petizione, se tale persona ha un certo potere su di loro ed è contraria 
all'obiettivo della petizione. 
 
Tali persone però potrebbero sentirsi più al sicuro se si presentassero 
unite con una petizione collettiva: si aumenta così la probabilità che 
il numero dei partecipanti sia maggiore. 
 
Una cosa è presentare una petizione personale, un'altra è firmare una 
petizione collettiva: nel primo caso ci potrebbe volere più coraggio 
e/o si potrebbe rischiare di più. 
 
 
 
DOMANDE 
 
Perché L. Ron Hubbard ha scritto quelle due frasi insensate? 
 
Lo ha fatto per errore? 
 
 
 
RISPOSTA 
 
Ritengo probabile che: 
 
1) Ron Hubbard voleva proibire le petizioni collettive perché 
avrebbero potuto aumentare il coraggio dei singoli membri a protestare 
contro certe regole di Scientology, o contro eventuali ordini ed atti ingiusti 
o considerati tali, provenienti da superiori o da persone comunque in alto 
nella gerarchia di Scientology. 
 
2) Un rifiuto di approvare petizioni collettive ritenute giuste da un 
elevato numero di persone, potrebbe causare malcontento diffuso od una 
scissione di queste persone da Scientology. 
 
3) Ron Hubbard ha cercato quindi di spiegare con idee da lui ritenute 
accettabili perché le petizioni collettive sarebbero sbagliate. 
 
4) Per fare questo ha quindi creato quelle due frasi insensate 
CONSAPEVOLMENTE, cioè sapendo che lo erano. 
E con l'idea che, anche grazie alla sua fama, sarebbero state 
credute lo stesso. 
 
 
 
Riferimenti: 
 
[1] INTRODUZIONE ALL'ETICA DI SCIENTOLOGY, di L. Ron Hubbard, edito da New Era Publications International ApS, copyright 1998, 2007; oltre 513 pagine. 
 
[2] Titolo del post del 23/05/2016 pubblicato nel newsgroup free.it.religioni.scientology
Frasi insensate della dottrina di Scientology su "Petizione" 
Indirizzo Internet (copiare nella barra degli indirizzi): 
https://groups.google.com/g/free.it.religioni.scientology/c/Oyt88adG_uw/m/T1hZr92pAAAJ 
 
[3] lo Zingarelli 2008, di Nicola Zingarelli, Zanichelli editore, stampato nel giugno 2007. 
 
 
 
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